Raro caso di identificazione di una pistola a salve modificata mediante lo studio delle impronte sul proiettile. E’ IL PROIETTILE AD UCCIDERE, NON IL BOSSOLO!

benedetta articolo pistola a salve

«Non esistono due armi diverse, sebbene della stessa marca, modello e realizzate con gli stessi macchinari, che lasciano sui bossoli e proiettili identiche impronte»

Durante le fasi del ciclo dello sparo, ogni arma imprime sugli elementi della cartuccia (bossolo e proiettile) delle impronte caratteristiche. Più precisamente sulla superficie laterale del proiettile si producono i cosiddetti “solchi conduttori”, cioè delle impronte “da strisciamento” dovute all’azione dei pieni di rigatura della canna sul proiettile che, viene forzato ed accelerato lungo l’anima della canna. Il confronto morfologico di tali impronte può consentire l’identificazione dell’arma utilizzata durante un episodio criminoso.
Nello studio delle lesioni d’arma da fuoco, però, ci si imbatte di frequente in lesività determinata da armi a salve modificate, che rispecchiano, nelle forme e nel funzionamento, le armi da fuoco vere e proprie.
La trasformazione viene effettuata mediante una serie di operazioni, tra le quali, la più importante è quella della sostituzione dell’originaria canna occlusa, provvista di un focone per lo scarico dei gas dello sparo posto subito dopo e al di sopra della camera di scoppio (top firing), con un tubo metallico non rigato e, il più delle volte, leggermente sovracalibrato rispetto al diametro del proiettile utilizzato.
L’assenza delle rigature rende quindi difficoltosa, se non impossibile, l’identificazione basata sullo studio dei proiettili esplosi, in quanto le striature che si determinano per il passaggio del proiettile nella “nuova” canna, avendo caratteri di casualità, non sono utilizzabili ai fini identificativi.
E se la canna ad anima liscia presenta alcune irregolarità che nulla hanno a che fare con la “classica” rigatura? Non è possibile in tali casi identificare l’arma del delitto?
In un caso giunto di recente alla nostra osservazione, è stato possibile comparare le impronte di rasatura (shaving marks) presenti sulla superficie di forzamento dei proiettili per giungere all’identificazione dell’arma. Si trattava di un’arma a salve modificata, del tutto conforme ad una pistola semiautomatica di marca Beretta mod. 92, nella quale un’irregolarità dell’interno della canna sostituita, costituita da una sbavatura metallica sporgente, determinava un fenomeno di rasatura del proiettile con separazione e
asportazione di circa ¼ della superficie laterale e dislocazione di un frammento comprendente mantello e nucleo. Nelle zone periferiche della regione interessata erano presenti microstrie dotate di spiccati caratteri di individualità che, ripetendosi costantemente nei tiri di prova effettuati con l’arma in giudiziale sequestro, consentivano l’identificazione certa della stessa.
In tale caso, inoltre, le impronte sui bossoli erano difficilmente utilizzabili per l’esame comparativo, a causa di molteplici ammaccature, riferibili sia ad urti e sia a impronte del ciclo di alimentazione dell’arma in rapporto a ripetuti cameramenti ed estrazioni manuali della cartuccia dalla camera di scoppio.
Ed ancora, durante l’esperimento autoptico furono riscontrati due fori d’ingresso, ognuno dei quali proseguiva all’interno del corpo mediante un tramite a fondo cieco. Il primo, in corrispondenza della regione clavicolare destra, interessava la clavicola e l’apice polmonare, sino a giungere a livello dei tessuti sottocutanei della regione scapolare sinistra, ove fu rinvenuto un proiettile “rasato”. Il secondo, sul fianco destro, terminava a livello della cavità peritoneale ove fu rinvenuto esclusivamente un piccolo frammento di incamiciatura. La comprensione del fenomeno di frammentazione (“rasatura”) che il proiettile subiva durante l’attraversamento della canna, ci consentì di ricostruire la dinamica dell’evento a fuoco.
Questi risultati dimostrano la necessità di eseguire sempre le indagini balistiche durante lo studio della lesività da arma da fuoco in modo da giungere a ricostruzioni della vicenda, quanto più accurate possibili. Risulta quindi necessari nei casi di lesività da agente balistico, l’intervento del medico legale che possegga approfondite cognizioni di balistica o quanto meno l’intervento congiunto delle due figure professionali (medicolegale ed esperto balistico).

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Benedetta De Luca

Giovane Medico Legale in formazione specialistica, Esperto in Balistica Forense. Mi occupo di decifrare storie che solo le armi e le munizioni possono raccontare.

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