LA PUTREFAZIONE: CIO’ CHE I BATTERI PROVOCANO DOPO LA MORTE

benedetta balistica la putrefazione

La putrefazione è la decomposizione delle molecole organiche complesse in elementi semplici messa in atto principalmente dai batteri anaerobi ospiti dell’intestino, ma anche da quelli aerobi presenti sulla cute, sugli indumenti del cadavere o nell’ambiente esterno. Numerosi sono i germi che svolgono parte attiva in

tale processo trasformativo: l’Escherichia coli, il Clostridium putrificum, il Clostridium perfingens, il Bact. butirrico, il Bact. Liquefaciens, ecc… Questi sono ospiti abituali dell’intestino ma anche dell’atmosfera, delle acque e del terreno.

Questi germi agiscono in due momenti distinti.

  1. Inizialmente, quando la produzione di ossigeno da parte dei tessuti cessa, entrano in azione i batteri anaerobici saprofiti intestinali, che si diffondono nel corpo attraverso il sangue e i vasi linfatici. Questi microrganismi iniziano il processo di degradazione delle molecole proteiche, riducendole in sostanze sempre più semplici come idrogeno solforato e ammoniaca.
  2. Successivamente, con lo sfaldamento dell’epidermide, entrano in gioco anche i batteri aerobi, che completano il processo di decomposizione, agendo dall’esterno verso l’interno.

Il processo putrefattivo coinvolge tutti gli organi e si sviluppa attraverso quattro stadi distinti:

  • Stadio colorativo
  • Stadio gassoso o enfisematoso
  • Stadio colliquativo
  • Stadio di riduzione scheletrica.

La velocità con cui avviene la transizione tra questi stadi è influenzata da una serie di fattori, sia esterni che interni.

Fattori estrinseci:

  • TEMPERATURA: per temperature superiori ai 37 gradi, la rapidità della putrefazione aumenta notevolmente. Al di sopra dei 50° però la moltiplicazione dei batteri può arrestarsi. Inoltre, temperature estreme possono dare luogo a fenomeni speciali come la mummificazione. E’ consuetudine ritenere che i processi putrefattivi progrediscono nella stessa misura in un’ora d’estate quanto in un giorno d’inverno. Le basse temperature quindi rallentano o arrestano del tutto i processi, permettendo la conservazione del cadavere; le alte temperature, invece, accelerano tali processi putrefattivi, permettendo un più rapido passaggio attraverso i quattro stadi;
  • UMIDITA’: l’umidità accelera il processo, favorendo la macerazione dei tessuti. Sott’acqua però, poiché non possono avvenire i processi aerobi anabolici e catabolici dei batteri, la putrefazione assume caratteristiche speciali (saponificazione);
  • VENTILAZIONE: la ventilazione moderata favorisce la putrefazione, riducendo l’eccessiva umidità ed apportando ossigeno al cadavere (le parti scoperte vanno incontro prima alla putrefazione); una elevata ventilazione comporta invece una rapida disidratazione e favorisce la mummificazione.

I suddetti fattori possono poi combinarsi fra loro dando luogo a forme miste e quadri molto diversificati tra loro talora difficilmente interpretabili in ordine alla valutazione cronologica della morte.

Fattori intrinseci

Anche fattori intrinseci al cadavere, come per esempio il tipo o la causa di morte, possono essere in grado di influenzare l’evoluzione dei processi putrefattivi.

In particolare, la putrefazione può essere accelerata in soggetti deceduti per:

  • setticemia, in considerazione della disseminazione batterica nei differenti distretti anatomici,
  • asfissia, a causa della fluidificazione del sangue che favorisce la diffusione batterica;

Invece, la putrefazione è rallentata nelle morti:

  • per emorragie,
  • per disidratazione;
  • negli anziani.

La putrefazione inizia dall’intestino cieco, sede di saprofiti; le parti amputate (testa, braccia) si decompongono lentamente e lo stesso avviene per i cadaveri di infanti non allattati, privi cioè di flora batterica intestinale.

Le lesioni cutanee sono invece una fonte di rapido ingresso di batteri ed accelerano i processi putrefattivi.

I segni iniziali della putrefazione si esplicano con la comparsa della “macchia verde” (frecce rosse) della cute in corrispondenza della regione ileocecale.

La macchia verde putrefattiva è dovuta al colore del pigmento ematico contenuto nei tessuti, che da emoglobina si trasforma in solfometaemoglobina per azione dell’idrogeno solforato. La colorazione verde si estende man mano a tutta la pelle, essendo più intensa là dove maggiore è il contenuto di sangue, cioè nelle aree ipostatiche.

La comparsa della macchia verde putrefattiva è tipica della prima fase della putrefazione che è quella dello stadio colorativo. Seguiranno poi lo stadio gassoso, colliquativo e, infine, di riduzione scheletrica che approfondiremo in altri articoli.

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Benedetta De Luca

Giovane Medico Legale in formazione specialistica, Esperto in Balistica Forense. Mi occupo di decifrare storie che solo le armi e le munizioni possono raccontare.

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