Il 22 Novembre 1963 il Presidente degli Stati Uniti d’America John Fitzgerald Kennedy fu assassinato a Dallas, in Texas.
Il Presidente viaggiava sulla Elm Street nella Lincoln Continental Presidential X-100, a capote abbassata, allorquando fu attinto da nr. 2 proiettili d’arma da fuoco.
Secondo le testimonianze, alle ore 12:30 si udirono 3 (o forse 4 colpi) di arma da fuoco.
Analizziamo i frame del filmato.
Il Presidente era seduto sul sedile posteriore destro con la Sig.ra Kennedy, seduta sullo stesso sedile ma alla sua sinistra. Anteriormente a lui, c’era il Governatore del Texas John D. Connolly con la Sig.ra Connolly, di fianco.
Secondo quanto riportato dai giornali (“Washington Post” 23 novembre 1963) Bob Jackson, fotografo del “Times Herald” di Dallas, disse di essersi guardato intorno quando udì gli spari e di aver visto la canna di un fucile scomparire in una finestra al piano superiore del vicino Texas School Book Depository Building.
Vicino alle scale del 6° piano del palazzo fu rinvenuto un fucile Mannlicher Carcano modello 91/38, calibro 6,5 mm, con numero di serie C2766, costruito in Italia nel 1940.
Un proiettile, non si sa quale, finì lontano colpendo di striscio un marciapiede, la cui scheggia ferì la guancia di un passante, James Teague. Inoltre, all’interno dell’autovettura furono evidenziati quattro danneggiamenti, due sul parabrezza, uno sullo specchietto retrovisore e uno nell’imbottitura.
Poco dopo il ferimento dei due uomini, l’auto fu condotta al Parkland Hospital di Dallas. Nel pronto soccorso di quell’ospedale il Presidente fu assistito dal Dott. Malcolm Perry.
Il dott. Perry notò la ferita massiccia alla testa e una seconda ferita molto più piccola in corrispondenza della regione anteriore del collo, approssimativamente sulla linea mediana. Fu eseguita una tracheostomia estendendo quest’ultima ferita. A questo punto si notò fuoriuscita di aria dalla ferita, nonchè una lesione della parete laterale destra della trachea. Furono praticate incisioni nella parete toracica anteriore superiore, bilateralmente, per trattare un possibile enfisema sottocutaneo. Nonostante queste misure, il Presidente morì pochi minuti dopo.
I resti furono trasportati a bordo dell’aereo presidenziale a Washington D.C. e, successivamente, alla Naval Medical School del National Naval Medical Center di Bethesda, nel Maryland, per l’esame autoptico che fu eseguito dal Dott. Humes.
ESAME AUTOPTICO
La relazione redatta dal Dott. Humes in merito all’esame autoptico eseguito al Presidente Kennedy, consente di ricostruire la sede delle lesioni e creare uno schema corporeo, utile poi alla ricostruzione della dinamica.
Tronco
Il Dott. Humes descrive la presenza di una soluzione di continuo ovale, delle dimensioni di 0,7×0.4 cm circa, situata in corrispondenza della porzione superiore destra del dorso, a circa 14 cm dal processo acromiale omolaterale e 14 cm al di sotto del processo mastoideo destro.
Evidenzia inoltre nella porzione inferiore della regione anteriore del collo, approssimativamente a livello del III e IV anello tracheale, una soluzione di continuo, disposta trasversalmente, della lunghezza di 6,5 cm.
Capo
In particolare, il medico legale descrive una soluzione di continuo delle dimensioni di 1,5 x 0,6 cm, presente in corrispondenza della regione occipitale destra, superiormente alla protuberanza occipitale esterna e a 2,5 cm dalla linea mediana. Sottolinea inoltre che la lesione attraversa l’intero spessore cranico, mostrando margini “svasati” quando osservata dalla superficie cranica interna. L’aspetto dei margini così descritto ci fa comprendere che trattasi di un foro d’ingresso; infatti, i margini ossei si svasano verso la direzione seguita dal proiettile nel suo percorso.
Evidenzia poi in corrispondenza della regione parietale destra e, parzialmente, di quella occipitale e temporale, la presenza di un’ampia breccia cutanea e ossea, del diametro di 13 cm circa, caratterizzata da perdita di sostanza ed esposizione dell’encefalo sottostante. Precisa che dalla stessa si dipartono delle lacerazioni che si estendono in modo stellato.
Asserisce inoltre che dalla soluzione di continuo appena descritto, si nota che manca parte dell’encefalo di destra e che la falce cerebrale appare ampiamente lacerata con rottura del seno sagittale superiore.
Riflettendo il cuoio capelluto, osserva molteplici rime di frattura, di varia forma e dimensione, la maggiore delle quali misura circa 19 cm.
ESAME DEI FRAMMENTI OSSEI ED INDAGINI RADIOLOGICHE
Il medico legale analizza poi nr. tre frammenti ossei del cranio, ricevuti come reperti separati. Questi, a suo dire, ricoprono approssimativamente le dimensioni dell’ampia breccia ossea presente in regione parietale destra. Uno di questi presenta una soluzione di continuo, semicircolare, con svasatura verso l’esterno, del diametro di circa 2,5-3 cm. L’esame radiografico eseguito su questo frammento evidenzia la presenza di molteplici e minuti frammenti metallici.
Vengono inoltre eseguite radiografie di tutto il cranio, rilevando la presenza di molteplici frammenti metallici lungo il tragitto compiuto da proiettile (tramite intracorporeo).
Infine, il Dott. Humes reperta nr. 2 frammenti metallici delle dimensioni di 0,7×0,2 e 0,3×0,1 cm, che ritrova nella cavità cranica.
RICOSTRUZIONE DELL’EVENTO
Nella ricostruzione di un evento in cui sono state utilizzate delle armi da fuoco, occorre considerare elementi sia di tipo medico-legale che balistici, per poi risalire alla dinamica della sparatoria.
In tale contesto, ogni elemento appare di assoluta importanza in quanto può variare la ricostruzione finale.
Più specificatamente, nella vicenda in oggetto, furono tralasciati alcuni elementi fondamentali. In particolare, non furono descritte tutte le caratteristiche delle lesioni individuate sul corpo del Kennedy ed, in particolare, non fu analizzato il tramite che dalla regione sovrascapolare destra raggiungeva la regione anteriore del collo.
Rapporto Warren
Secondo il “Rapporto Warren” il 1° proiettile avrebbe attinto prima il Presidente Kennedy in corrispondenza della spalla destra, per poi fuoriuscire e attingere il governatore Connally in corrispondenza della regione ascellare destra, fuoriuscire dalla regione toracica anteriore omolaterale, perforare il polso destro e terminare il suo percorso all’interno della coscia dove fu effettivamente rinvenuto.
Per indagare sull’accaduto il nuovo presidente Johnson, creò un’apposita commissione d’inchiesta, la Commissione Warren, che eseguì le indagini tra il 1963 e il 1964 e che sostenne la “lone gunman theory”: per loro Kennedy fu colpito da un unico sparatore.
Secondo tale ricostruzione, il primo proiettile in esame avrebbe attraversato molteplici strutture corporee, determinando 7 ferite complessive a Kennedy e Connally, rimanendo sostanzialmente integro: tale teoria passò alla storia come quella della “pallottola magica”.
Occorre però considerare che il tramite intracorporeo sulla salma di Kennedy non fu adeguatamente analizzato ed, infatti, non furono individuate e descritte le singole strutture anatomiche interessate da tale proiettile. Mancano dunque elementi fondamentali per asserire che tale proiettile avesse o meno energia tale da riuscire a compiere il percorso asserito dal Rapporto Warren.
Solo dopo aver individuato tutte le strutture eventualmente colpite da un proiettile è possibile ricostruire la sua traiettoria, determinare la distanza di sparo e fare opportune deduzioni sulla ricostruzione dell’evento.
Tutte le informazioni ottenute dall’esame esterno ed interno dei corpi, dovranno poi essere messe in relazione con le indagini balistiche compiute sui reperti (proiettili, bossoli e arma).
Si precisa che tali affermazioni non vogliono porre dubbi sull’illustre lavoro compiuto dalla Commissione Warren, ma solo stimolare l’analisi critica di un evento in cui sono state utilizzate armi da fuoco.
Alcuni studiosi credono che la ricostruzione sarebbe incompatibile con il numero, nonché con la disposizione delle ferite. Il proiettile, era di tipo full metal jacket (cioè con nucleo in piombo ricoperto da incamiciatura in ottone, concepito per non deformarsi all’impatti con il bersaglio). Fu sostenuto che quel proiettile non poteva provocare sette ferite, trapassando due corpi, e restare intatto, considerato che il proiettile del 2° colpo (dello stesso calibro e sparato dalla stessa arma, secondo la Commissione Warren) aveva attinto il capo, si era frammentato e aveva determinato ferite di entità differente.
Anche in tal caso occorre considerare che tutte le deduzioni devono essere fatte sulla base di tutti gli elementi balistici e medico-legali che, però, non possediamo.
Unites States House Select Committee on Assassination
Questa conclusione incontrò inizialmente un ampio sostegno da parte del pubblico statunitense, ma successivamente insorsero molteplici dubbi; tanto che nel 1976 fu creato un nuovo organo, la United States House Select Committee on Assassinations (HSCA) che presentò il risultato del suo lavoro nel 1979.
Per l’HSCA il delitto fu il risultato di una probabile cospirazione, anche se non fu possibile determinarne la natura né identificare i partecipanti (oltre a Oswald). La teoria si basava su rapporti incrociati dei reperti balistici, sull’analisi visiva dei filmati e sonora di alcune registrazioni delle varie trasmissioni dei poliziotti che avevano la radio aperta al momento degli spari.
Confermarono la ricostruzione della Warren Commission, ma individuarono la presenza di un quarto sparo, da parte di un secondo tiratore, presumibilmente appostato su una collinetta erbosa, ed ammisero la possibilità dell’esistenza di un complotto per assassinare il presidente Kennedy.
In particolare la HSCA, sostenne che i primi due colpi furono esplosi in rapida successione e che tale tempistica non era compatibile con il meccanismo di sparo del Carcano, ma che necessariamente uno dei due colpi era stato esploso da una seconda persona.
Conclusioni e considerazioni personali
Come è noto, la ricostruzione di un evento di natura balistica non può prescindere dalla valutazione integrata di tutti gli elementi (biologici e non biologici) rinvenienti da molteplici aspetti della vicenda.
In questo caso, come abbiamo già premesso, non disponiamo di sufficienti elementi per addivenire ad una ipotesi ricostruttiva basata su dati certi di valenza scientifica. All’incompletezza dei dati tecnici di riferimento si aggiungono poi i vari tentativi di secretazione di molti elementi, il che porta in definitiva a considerare labile ed incerta qualsiasi considerazione in merito.
I primi elementi di incertezza derivano sulle effettive traiettorie dei due colpi che attinsero il Presidente: se effettivamente il tramite della testa può riferirsi ad un colpo diretto dall’indietro in avanti, la direzione del proiettile che interessò il dorso ed il collo è molto più incerta. Infatti uno dei due fori cutanei (quello sulla superficie anteriore del collo) fu alterato durante le manovre chirurgiche compiute sul corpo e ciò rende impossibile valutarne le esatte caratteristiche, se non mediante la descrizione (sommaria ed imprecisa) ufficiale.
In ogni caso ed ammessa anche per questo proiettile una direzione dall’indietro in avanti, facciamo qualche considerazione sul numero totale di lesioni e danneggiamenti della vettura e dell’ambiente, tenuto conto che accanto al fucile ritrovato nel deposito furono repertati solo tre bossoli.
Quindi:
- Un proiettile avrebbe attinto il marciapiede;
- Un secondo proiettile avrebbe attinto il Presidente al dorso, sarebbe fuoriuscito dalla superficie anteriore del collo, provocando lesioni al governatore del Texas che prendeva posto davanti a Kennedy. Questa evenienza è stata però ampiamente contestata e vi sono vaste argomentazioni tecniche che ne qualificano l’impossibilità;
- Un terzo proiettile avrebbe poi colpito la testa del presidente.
Paul Landis, ex agente dei servizi segreti statunitensi, all’epoca dei fatti assegnato alla sicurezza della first lady Jackie Kennedy ha raccontato di aver prelevato un proiettile sulla parte posteriore dell’auto dopo che il presidente Kennedy era stato colpito e di averlo poi lasciato sulla sua barella quando venne trasportato in ospedale. Il resoconto di Landis, che 60 anni fa ha assistito alla morte del presidente americano da una distanza ravvicinata, fornisce una nuova testimonianza che non rappresenta un dettaglio minimo ma uno sviluppo importante e inaspettato in merito ad una serie di domande che continuano a circolare su quanti proiettili colpirono effettivamente l’ex presidente Usa, il governatore del Texas e su quanti uomini armati fossero stati coinvolti.
Dalle prove balistiche il rapporto della Commissione Warren, risultato di un’indagine governativa sull’omicidio, ha identificato Lee Harvey Oswald come l’unico uomo armato coinvolto, colpito e ucciso poco dopo l’assassinio mentre era in custodia dalla polizia. Il rapporto concludeva inoltre che un singolo proiettile aveva attraversato Kennedy e Connally, colpendo entrambi in diversi punti.
La commissione si basava in parte sul fatto che in seguito era stato trovato un proiettile sulla barella dell’ospedale di Connally. A quel tempo, però, nessuno sapeva da dove provenisse, ma alla fine il comitato concluse che il proiettile si era staccato mentre i medici correvano per curare Connally.
L’ex agente ha raccontato che dopo l’arrivo del corteo in ospedale ha notato un proiettile conficcato nell’auto di Kennedy, dietro al punto in cui era seduto il presidente. Lo raccolse e lo mise in tasca mentre poco dopo, al pronto soccorso disse di averlo messo sulla barella del presidente in modo che le prove viaggiassero con il corpo.
Questo dunque sarebbe un quarto proiettile che non poteva essere uno di quelli che determinò le lesioni craniche, dato che era “conficcato nell’auto di Kennedy, dietro al punto in cui era seduto il presidente”.
Infine, come è possibile allineare con una delle traiettorie i danneggiamenti del parabrezza, dello specchietto e dell’ “imbottitura” (non è dato sapere esattamente dove si trovava) dell’auto presidenziale?
Tanti sono gli interrogativi che sorgono analizzando questa vicenda, ma purtroppo pochi sono gli elementi scientifici utili a dare risposte univoche.
Sussistono infatti molteplici dubbi ed incertezze che rendono discutibile e non scientificamente valido qualsiasi tentativo di ricostruzione dell’evento.
Una risposta
Benedetta, sempre molto brava.
De facto la cospirazione ci fu eccome…